Sintomi intestinali della sindrome del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile, conosciuta con l’acronimo inglese IBS (Irritable Bowel Syndrome), è uno dei disturbi gastrointestinali funzionali più diffusi a livello mondiale, interessando circa il 10-15% della popolazione adulta [1].

Questa condizione si manifesta principalmente attraverso sintomi intestinali come dolore addominale, alterazioni dell’alvo (diarrea, stipsi o entrambi alternati) e gonfiore, ma può essere accompagnata anche da manifestazioni extraintestinali come stanchezza, mal di testa e disturbi del sonno che impattano significativamente sulla qualità di vita.

Riconoscendo i sintomi dell’IBS è possibile effettuare una diagnosi corretta e impostare un trattamento adeguato che possa migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti.

Dolore e crampi addominali: localizzazione e caratteristiche

Il primo e più riconoscibile sintomo della sindrome del colon irritabile è il dolore addominale; perché sia riconducibile a una diagnosi di IBS, deve essere presente per almeno un giorno a settimana negli ultimi tre mesi [2].

Il dolore si presenta con crampi o in forma continua, con intensità variabile che può oscillare da un lieve fastidio a episodi più intensi; all’esame obiettivo, la palpazione dell’addome può rivelare una dolorabilità, in particolare in corrispondenza del quadrante inferiore sinistro.

Una caratteristica diagnostica specifica è anche il fastidio addominale strettamente legato sia all’atto della defecazione sia all’assunzione di cibo. Il dolore tende a peggiorare dopo i pasti e a migliorare dopo l’espulsione delle feci; questi fenomeni sono attribuibili all’esagerato riflesso gastrocolico che caratterizza questa sindrome.

Alterazioni delle funzioni intestinali: diarrea, stitichezza o misto

Nell’IBS sono caratteristiche le alterazioni delle funzioni intestinali (alvo), con cambiamenti nella frequenza delle evacuazioni e nella consistenza delle feci. Queste variazioni permettono di classificare la sindrome in diversi sottotipi [3].

La diarrea si caratterizza per feci liquide o cremose, spesso accompagnate dalla sensazione di dover defecare urgentemente, con serio disagio nella quotidianità dei pazienti. Al contrario, la stitichezza si manifesta con feci molto dure e difficoltà nell’evacuazione, spesso associate a sensazione di evacuazione incompleta.

Non è raro alternare stipsi e diarrea, caratteristica del pattern misto che presenta sia movimenti intestinali duri che sciolti.

Gonfiore addominale e meteorismo

Il gonfiore addominale e la distensione sono sintomi frequenti nell’IBS e colpiscono particolarmente le donne [4]. Questo possono essere causati dall’eccessiva produzione di gas intestinale, con conseguente meteorismo.

Questa condizioni sono riconducibili alla difficoltà nella digestione dei carboidrati fermentabili (FODMAP), che vengono metabolizzati dai batteri nell’intestino tenue [5].

Sensazione di evacuazione incompleta

La sensazione di evacuazione incompleta è un sintomo caratteristico dell’IBS, causando un disagio quotidiano. È particolarmente frequente nei pazienti con IBS-C (con stipsi predominante) ma può presentarsi anche nelle altre varianti della sindrome. Può essere accompagnata da urgenza defecatoria e dalla presenza di muco nelle feci, che può apparire biancastro.

Sintomi extraintestinali dell’IBS

L’IBS si associa frequentemente anche a sintomi extraintestinali. Sono frequenti manifestazioni come facile affaticabilità, fibromialgia, disturbi del sonno e cefalea cronica. I pazienti possono lamentare anche altri disturbi come emicrania, ansia, depressione, fatica cronica, cistite e problemi nella sfera sessuale.

Stanchezza cronica e affaticamento

Tra i sintomi extraintestinali più comuni nell’IBS si rileva la stanchezza cronica, con circa il 60% dei pazienti che lamenta debolezza e affaticamento. I pazienti possono inoltre sperimentare difficoltà di concentrazione.

Cefalea e disturbi del sonno

La cefalea è molto comune nei pazienti con IBS, suggerendo possibili meccanismi fisiopatologici condivisi tra le due condizioni, probabilmente correlati all’asse intestino-cervello [2]. Quest’ultimo è il sistema di comunicazione bidirezionale che collega il sistema nervoso e quello gastrointestinale, il che spiega come i disturbi e disagi dell’uno possano influire sull’altro.

Anche se i sintomi gastrici dell’IBS tendenzialmente non svegliano i pazienti, le emicranie e il disagio può provocare alcuni disturbi del sonno nell’IBS, come:

difficoltà nell’addormentamento;
sonno frammentato;
risvegli precoci;
sensazione di sonno non ristoratore.

Dolori muscolari e articolari

Sono frequenti anche i dolori muscolari e articolari, che si manifestano tipicamente come rigidità mattutina e fastidio muscolo-scheletrico diffuso.

Questi sintomi sono sovrapponibili a quelli caratteristici di alcune patologie dolorose croniche che, in alcuni pazienti, si presentano insieme all’IBS, come:

fibromialgia;
sindrome di affaticamento cronico;
dolore pelvico cronico.

Sintomi urogenitali associati

I pazienti, di cui la maggior parte donne (un’incidenza quasi due volte superiore rispetto agli uomini), possono presentare cistite, dolore pelvico cronico e conseguenti problemi nella sfera sessuale (dolore e bruciore) [7].

La cistite ricorrente nei pazienti con sindrome del colon irritabile può essere correlata alla percezione amplificata di dolore, gonfiore e tensione gastrointestinale (iperalgesia viscerale) che caratterizza la sindrome.

Pattern sintomatologici: IBS-D, IBS-C, IBS-M

La sindrome del colon irritabile viene classificata in base al pattern predominante delle alterazioni dell’alvo, permettendo un approccio terapeutico più mirato e personalizzato.

IBS con diarrea predominante: sintomi specifici

L’IBS-D (IBS with Diarrhea) è caratterizzata dalla presenza di feci liquide o acquose e frequenti per il 25% dei casi.

Altre caratteristiche di questo sottotipo della sindrome sono l’urgenza defecatoria e il fatto che il dolore addominale tenda a essere alleviato dall’espulsione delle feci, anche se può persistere una sensazione di evacuazione incompleta. La presenza di muco nelle feci è comune e può essere accompagnata da crampi addominali.

IBS con stitichezza predominante: caratteristiche

L’IBS-C (IBS with Constipation) si caratterizza per la presenza di stitichezza (evacuazioni infrequenti e che richiedono sforzo) con feci dure e granulose per il 25% del tempo. Permane anche la sensazione di evacuazione incompleta.

La stipsi può essere associata a un transito intestinale rallentato. In alcuni pazienti, l’intestino presenta una ridotta capacità di spingere il contenuto lungo il tratto digestivo attraverso contrazioni muscolari meno frequenti e meno efficaci [2].

IBS mista: alternanza dei sintomi

L’IBS-M (IBS Mixed) costituisce la forma più complessa della sindrome, caratterizzata dall’alternanza tra feci dure granulose e feci liquide o acquose.

I pazienti con IBS-M sperimentano una maggiore variabilità sintomatologica, con periodi di stipsi seguiti da episodi diarroici. Il trattamento risulta particolarmente sfidante, poiché le differenze tra i sottotipi sono importanti e certi approcci funzionano solo per tipi specifici di IBS.

Evoluzione dei pattern nel tempo

Le fluttuazioni ormonali, in particolare nelle donne, possono influenzare l’attività intestinale. Inoltre, dieta e fattori emotivi possono scatenare o aggravare i sintomi gastrointestinali. Nelle donne, durante il ciclo mestruale l’intestino diventa più sensibile, rendendo i disturbi intestinali più intensi e fastidiosi.

Perché si manifestano questi sintomi? I fattori scatenanti

L’identificazione dei fattori scatenanti permette di gestire con trattamenti adeguati e strategie preventive personalizzate la sindrome, così da ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi sintomatologici.

Alimenti trigger più comuni

L’alimentazione costituisce uno degli inneschi più comuni per i pazienti con IBS. I carboidrati fermentabili (FODMAP) sono tra i principali responsabili della sintomatologia.

Questi includono:

oligosaccaridi, presenti in alcuni legumi (fagioli e ceci) e cereali (grano e segale);
disaccaridi, come il lattosio presente nel latte e derivati;
monosaccaridi, come il fruttosio presente in alcuni frutti (mele e pere) e miele;
polioli, presenti in alcuni dolcificanti (come sorbitolo e xilitolo) e frutti (prugne e ciliegie).

I latticini sono i trigger più comuni, particolarmente nei pazienti con intolleranza al lattosio, che risulta più frequente nei pazienti con IBS. Anche il glutine può scatenare sintomi, anche in pazienti senza celiachia, rendendo necessaria in alcuni casi l’adozione di una dieta gluten-free.

Gli alimenti ricchi di grassi possono aumentare la permeabilità intestinale e peggiorare l’ipersensibilità, mentre bevande contenenti caffeina, alcol e bibite gassate possono stimolare la motilità intestinale e aggravare i sintomi.

Stress e fattori psicologici

Lo stress è uno dei principali fattori scatenanti della sindrome del colon irritabile, sia in casi di situazioni stressanti acute o come condizione. I sintomi vengono innescati in seguito all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e la liberazione di ormoni dello stress.

Questo meccanismo rappresenta il sistema di risposta del corpo allo stress: quando si verifica una situazione stressante, il cervello (ipotalamo) attiva un flusso di segnali che portano al rilascio di ormoni come il cortisolo, i quali possono influenzare direttamente il funzionamento dell’intestino e scatenare i sintomi gastrointestinali.

Anche l’ansia e la depressione sono frequentemente associate all’IBS, creando un circolo vizioso in cui i sintomi intestinali aumentano l’ansia, che a sua volta aggrava i disturbi gastrointestinali. Circa il 34% delle donne con sindrome dell’ovaio policistico manifesta depressione, mentre il 45% manifesta ansia.

Traumi psicologici, inclusi abusi fisici o sessuali durante l’infanzia, rappresentano fattori di rischio significativi per lo sviluppo dell’IBS, suggerendo l’importanza dell’asse intestino-cervello nella patogenesi della sindrome.

Ciclo mestruale e ormoni

Le fluttuazioni ormonali legate al ciclo mestruale influenzano significativamente i sintomi dell’IBS nelle donne. L’intestino diventa più sensibile e circa il 40% delle pazienti riferisce un peggioramento dei sintomi, con particolare aggravamento nei giorni precedenti e durante le mestruazioni.

Le pazienti con IBS riferiscono sintomi correlati alla stitichezza molto più degli uomini, tranne durante le mestruazioni, quando i livelli ormonali si riducono [8].

Differenze di genere nei sintomi IBS

Rispetto agli uomini con sindrome del colon irritabile, le donne riferiscono più comunemente:

distensione addominale associata a sensazione di gonfiore;
maggiore sensibilità alimentare;
effetti collaterali dai farmaci;
nausea;
alterazioni del gusto e dell’olfatto;
sensazioni sgradevoli sulla lingua;
rigidità muscolare mattutina.

Correlazioni con disturbi ormonali

Diversi studi hanno riscontrato una correlazione tra IBS e disturbi ormonali femminili. I sintomi da IBS sono presenti nel 20% delle donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), rispetto all’11% delle donne sane.

Gli ormoni LH (ormone luteinizzante)/FSH (ormone follicolo-stimolante) regolano il ciclo mestruale e la funzione ovarica. Nella PCOS presentano livelli alterati che influenzano negativamente il movimento intestinale: infatti il 20,8% delle donne affette da questa sindrome presenta IBS-C con stitichezza dominante. L’aumento dei livelli di ormoni ovarici diminuisce il transito gastrointestinale, rendendo più difficile il normale movimento del contenuto intestinale

Come distinguere l’IBS da altre patologie intestinali

La diagnosi differenziale dell’IBS rappresenta un aspetto cruciale della pratica clinica, richiedendo una valutazione attenta per escludere patologie organiche che possono presentare sintomi sovrapponibili.

Criteri di Roma IV per la diagnosi

I criteri di Roma IV rappresentano lo standard diagnostico internazionale per l’IBS sviluppato dalla Rome Foundation. Sulla base di questi criteri, per parlare di sindrome del colon irritabile è necessario riscontrare la presenza di dolore addominale per almeno un giorno a settimana negli ultimi tre mesi, associato ad almeno due dei seguenti elementi:

dolore legato alla defecazione;
dolore associato a un cambiamento nella frequenza delle evacuazioni;
dolore associato a un cambiamento nella consistenza delle feci.

Questi criteri permettono una diagnosi positiva dell’IBS, evitando l’approccio per esclusione. La diagnosi può essere formulata in presenza di sintomi caratteristici e in assenza di segni d’allarme.

L’applicazione corretta dei criteri di Roma IV richiede una valutazione temporale accurata, considerando che i sintomi devono essere presenti da almeno sei mesi prima della diagnosi, con criteri attivi negli ultimi tre mesi.

Segnali tipici di patologie organiche

Ci sono alcuni segnali d’allarme (red flags) che escludono l’IBS ma che richiedono un approfondimento diagnostico immediato, in quanto suggestivi di patologie organiche:

esordio dei sintomi in età avanzata, poiché l’IBS tipicamente compare in adolescenza o nella prima età adulta;
perdita di peso non intenzionale;
sanguinamento rettale, poiché non è mai associato all’IBS e indica la necessità di approfondimenti;
anemia;
diarrea notturna;
febbre.

La presenza di uno qualsiasi di questi elementi richiede un iter diagnostico completo per escludere patologie organiche.

Differenze con malattie infiammatorie croniche

La malattia infiammatoria intestinale (IBD) può presentare sintomi sovrapponibili all’IBS, rendendo necessaria una diagnosi differenziale accurata.

Mentre l’IBD è caratterizzata da infiammazione cronica, documentabile mediante esami laboratoristici ed endoscopici, nell’IBS la calprotectina fecale e la lattoferrina fecale risultano normali e sono marker utili per distinguere le due condizioni. È interessante osservare che fino al 40% dei pazienti con IBD in remissione presenta sintomi sovrapponibili all’IBS: ciò suggerisce che una lieve infiammazione nascosta, non rilevabile con i normali esami, possa mantenere un’alterata funzione intestinale anche in assenza di manifestazioni evidenti.

Distinzione dalla celiachia

La celiachia può presentare sintomi gastrointestinali sovrapponibili all’IBS, rendendo necessario lo screening sierologico nei pazienti con predominanza di diarrea. Per farlo, si ricorre al test di screening per gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale IgA: l’esame identifica nel sangue specifici anticorpi che si formano quando l’organismo reagisce al glutine

Tuttavia, alcuni pazienti con IBS possono beneficiare di una dieta senza glutine anche in assenza di celiachia.

Quando consultare un gastroenterologo

Il riconoscimento tempestivo dei sintomi che richiedono valutazione specialistica è fondamentale per garantire una diagnosi accurata e un trattamento appropriato dell’IBS.

Sintomi che richiedono valutazione medica

Se si riscontrano sintomi persistenti per più di tre mesi è opportuno richiedere una valutazione gastroenterologica; una frequenza inferiore, ma comunque impattante sulla qualità della vita, merita in ogni caso una discussione con un medico.

La presenza di sintomi atipici o l’associazione con manifestazioni extraintestinali significative dovrebbe indirizzare verso una valutazione specialistica.

Esami diagnostici necessari

Gli esami di laboratorio di base includono emocromo completo e profilo biochimico, compresi gli esami epatici. Per i pazienti con predominanza di diarrea sono raccomandati i marker sierologici per la celiachia e i test per l’infiammazione intestinale con calprotectina fecale. Quest’ultima è una proteina presente principalmente nei globuli bianchi e viene rilasciata nell’intestino durante i processi infiammatori.

Per i pazienti oltre i 45 anni si raccomanda la colonscopia per escludere polipi e tumori del colon. Nei soggetti più giovani senza segnali d’allarme, questo esame può non essere necessario se i criteri di Roma IV sono soddisfatti.

Test aggiuntivi come breath test per l’intolleranza al lattosio o per la sovracrescita batterica intestinale possono essere considerati in situazioni specifiche, quando appunto i pazienti presentino sintomi gastrointestinali persistenti simili a quelli dell’IBS ma solo dopo l’ingestione di latte e derivati. La valutazione della funzione tiroidea è indicata nei pazienti con stipsi predominante.

Percorso diagnostico per esclusione

Individuati i segnali di allarme che escludono l’IBS e i sintomi che non seguono il pattern tipico di questa sindrome, vanno fatti degli esami approfonditi per verificare che non si tratti di malattie con una manifestazione clinica simile.

L’età del paziente gioca un ruolo importante nelle decisioni diagnostiche: dopo i 45 anni si hanno maggiori probabilità di avere una malattia organica sottostante, quindi il medico tenderà a prescrivere più esami di approfondimento per assicurarsi che non ci siano altre cause dei disturbi intestinali.

Cos’è la sindrome del colon irritabile

La comprensione della natura e dei meccanismi fisiopatologici dell’IBS è essenziale per sviluppare strategie terapeutiche efficaci e per fornire ai pazienti una corretta informazione sulla loro condizione.

Definizione e prevalenza

La sindrome del colon irritabile è definita come un disturbo dell’interazione intestino-cervello caratterizzato da dolore addominale ricorrente e alterazioni dell’alvo, in assenza di patologie organiche identificabili.

L’IBS ha un’incidenza globale stimata intorno al 12%.

La sindrome presenta una netta predominanza femminile, con un rapporto di circa 2:1 rispetto agli uomini, e tipicamente esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta. In Italia, la prevalenza è stimata intorno al 10% della popolazione, rendendola uno dei disturbi gastrointestinali più comuni nella pratica clinica.

Solo una percentuale limitata dei pazienti con sintomi compatibili con IBS cerca assistenza medica: circa il 5-7%. Ciò suggerisce che molti individui convivono con i sintomi senza ricevere una diagnosi e un trattamento appropriati.

Fisiopatologia: asse intestino-cervello

La fisiopatologia dell’IBS è complessa e multifattoriale, coinvolgendo l’asse intestino-cervello come elemento centrale. Questo sistema bidirezionale di comunicazione tra sistema nervoso centrale ed enterico regola le funzioni gastrointestinali e la percezione dei segnali viscerali. La corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo sono parti del cervello adibite alla mediazione delle funzioni intestinali anche in base agli stati emotivi e ai comportamenti del soggetto.

L’iperalgesia viscerale costituisce uno dei meccanismi fisiopatologici principali della sindrome del colon irritabile. I pazienti con IBS presentano una ridotta soglia del dolore viscerale e un’aumentata percezione delle sensazioni intestinali normali, fenomeno che può derivare dal rimodellamento delle vie neurali nell’asse intestino-cervello.

L’alterazione della motilità intestinale contribuisce significativamente alla sintomatologia. La stipsi può essere associata a un transito intestinale rallentato, mentre la diarrea a un transito accelerato. Alcuni pazienti presentano un ridotto numero di contrazioni coliche propagate forti e profonde, normalmente responsabili del transito intestinale.

L’IBS è quindi la manifestazione clinica della mancata o errata regolazione del sistema che lega le funzioni gastrointestinali del corpo ai centri cognitivi ed emotivi del cervello. Questo spiega perché cervello e intestino sono strettamente collegati: ciò che disturba uno può compromettere anche l’altro.

Fattori di rischio e predisposizione

I fattori di rischio per lo sviluppo dell’IBS includono elementi genetici, ambientali e psicosociali.

Oltre il 10% degli individui sviluppa IBS post-infettiva dopo gastroenteriti acute. Il rischio appare maggiore con le gastroenteriti batteriche rispetto a quelle virali.

I fattori psicosociali, inclusi stress precoce, traumi e disturbi dell’umore, rappresentano importanti fattori predisponenti. L’abuso fisico o sessuale durante l’infanzia è associato a un aumentato rischio di sviluppare IBS nell’età adulta, sottolineando l’importanza dell’asse intestino-cervello nella patogenesi della sindrome.

Gestione dei sintomi dell’IBS

La gestione efficace dei sintomi dell’IBS richiede un approccio multidisciplinare che integri modificazioni dietetiche, terapie farmacologiche e interventi comportamentali personalizzati sui bisogni individuali del paziente.

Approccio dietetico: dieta FODMAP

La dieta low-FODMAP è uno degli interventi nutrizionali più efficaci per l’IBS [8].

Gli alimenti FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli) sono carboidrati scarsamente assorbiti che vengono fermentati dai batteri intestinali, producendo gas e sintomi gastrointestinali.

Questo protocollo alimentare si articola in tre fasi:

eliminazione, dura 6-8 settimane e prevede l’esclusione completa degli alimenti ad alto contenuto di FODMAP;
reintroduzione, permette di identificare gradualmente gli alimenti tollerati dal singolo paziente;
personalizzazione, stabilisce un regime alimentare a lungo termine basato sulle tolleranze individuali [1].

È possibile ridurre i sintomi nel 50-75% dei pazienti con IBS, migliorando significativamente la qualità di vita. Tuttavia, l’adozione di un regime alimentare low-FODMAP è a scopo terapeutico: deve essere seguito sotto supervisione medica e nutrizionale per evitare carenze nutritive e alterazioni del microbiota intestinale.

Terapie farmacologiche sintomatiche

Le terapie farmacologiche per l’IBS sono mirate ai sintomi predominanti.

Gli anticolinergici come l’iosciamina possono essere utilizzati per i loro effetti antispastici, anche se l’evidenza della loro efficacia è limitata.

Nel caso dell’IBS-C, gli attivatori del canale del cloro (come lubiprostone) e gli agonisti della guanilato ciclasi C (come linaclotide e plecanatide) hanno dimostrato efficacia.

Per l’IBS-D, loperamide e difterosilato con atropina possono essere utilizzati prima dei pasti, modulando la dose per controllare la diarrea evitando la stipsi.

La rifaximina, un antibiotico non assorbibile, ha dimostrato efficacia nell’alleviare gonfiore e dolore addominale nell’IBS-D.

Infine, gli antidepressivi triciclici a basse dosi possono essere utili per il controllo del dolore attraverso la modulazione dell’asse intestino-cervello.

Gestione dello stress e terapie comportamentali

La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato efficacia nel ridurre i sintomi e migliorare la qualità di vita dei pazienti con IBS, lavorando su diversi aspetti come l’alimentazione, il ciclo sonno-veglia, l’apprendimento di tecniche di rilassamento (come l’ipnoterapia) e la gestione dell’ansia.

Anche la mindfulness rappresenta un validissimo aiuto per la cura dell’IBS, permettendo di sviluppare un atteggiamento di reazione controllata alle emozioni e sensazioni negative e ad accettarle, andando così ad attenuare i meccanismi che portano al disturbo.

L’esercizio fisico regolare migliora la funzione intestinale e riduce lo stress, in particolare nei pazienti con stipsi predominante. Si raccomandano almeno 150 minuti di attività fisica moderata a settimana, utile anche a combattere lo stress che può essere alla base della patologia stessa.

Probiotici e microbiota intestinale

L’importanza del microbiota intestinale nell’IBS ha portato all’interesse crescente per l’uso di probiotici. Tuttavia, i dati sulla loro efficacia sono limitati (sono ancora in corso ricerche sull’efficacia della supplementazione probiotica). Il microbiota è coinvolto nella modulazione dell’infiammazione e può agire direttamente o indirettamente attraverso i metaboliti microbici.

In sintesi

La sindrome del colon irritabile (IBS) è un comune disturbo gastrointestinale funzionale, prevalentemente femminile, legato a un’alterazione dell’asse intestino-cervello.

I sintomi principali includono dolore e crampi addominali, spesso alleviati dalla defecazione, e alterazioni dell’alvo come diarrea, stitichezza o un’alternanza tra le due. Altri sintomi comuni sono gonfiore, meteorismo e la sensazione di evacuazione incompleta.

L’IBS si manifesta anche con sintomi extraintestinali come stanchezza cronica, mal di testa e dolori muscolari. I fattori scatenanti sono spesso legati a specifici alimenti (come i FODMAP), stress e variazioni ormonali.

La diagnosi si basa sui Criteri di Roma IV, che permettono di distinguerla da patologie organiche come le malattie infiammatorie intestinali o la celiachia.

Il trattamento è multidisciplinare e comprende modifiche dietetiche (es. dieta a basso contenuto di FODMAP), terapie farmacologiche e la gestione dello stress attraverso tecniche psicologiche e attività fisica.

Il contenuto fornito è solo a scopo informativo e non deve essere considerato un sostituto della diagnosi o del trattamento medico da parte di un professionista. Si sconsiglia l’autodiagnosi o il trattamento.

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