Che cos’è la tiroidite?

La tiroidite è la condizione infiammatoria che colpisce la tiroide, una piccola ghiandola a forma di farfalla che si trova nella parte anteriore del collo, al di sotto della cute. La patologia può concretizzarsi in una produzione eccessiva o insufficiente dell’ormone tiroideo, ma può riferirsi a un insieme di condizioni molto diverse tra loro. Alcune di queste hanno carattere temporaneo, mentre altre potrebbero persistere per molto tempo.

La tiroidite sembra essere più comune tra le donne adulte, in particolare tra le pazienti di età compresa tra i 30 e i 50 anni [1]. Non si tratta di una condizione mortale, ma nel caso in cui la tiroidite non venga trattata in maniera adeguata esiste la possibilità di sviluppare la cosiddetta tempesta tiroidea, che in alcuni casi può rivelarsi fatale. In genere, la prognosi per questo genere di condizione è abbastanza buona.

La progressione della condizione infiammatoria, di solito, viene suddivisa in tre fasi [1]:

fase tireotossica: la tiroide è infiammata e rilascia una quantità eccessiva di ormoni (ipertiroidismo);
fase ipotiroidea: dopo il massiccio rilascio di ormoni avvenuto nelle settimane precedenti, la tiroide potrebbe trovarsi nella condizione di non avere abbastanza ormoni da liberare. La mancanza di una quantità sufficiente di ormoni tiroidei viene chiamata ipotiroidismo. I pazienti affetti da alcuni tipi di tiroidite, come quella di Hashimoto, potrebbero permanere in questa fase per il resto della loro vita;
fase eutiroidea: in questa fase, che potrebbe iniziare subito dopo quella tireotossica, i livelli di ormoni tiroidei sono tornati alla normalità.

Quali sono le tipologie di tiroidite?

Esistono diversi tipi di tiroidite.

Tra i più diffusi possiamo elencare:

tiroidite di Hashimoto: è la tipologia più comune. Si tratta di una condizione autoimmune, nota anche come tiroidite linfocitaria cronica, ed è causata dalla presenza di anticorpi antitiroidei. Chi è colpito da questa forma di tiroidite può aspettarsi di doversi misurare con l’ipotiroidismo per tutta la vita, anche se la terapia sostitutiva dell’ormone tiroideo la rende curabile;
tiroidite subacuta: questa condizione, nota anche come tiroidite di de Quervain, può manifestarsi attraverso una sintomatologia dolorosa, e potrebbe essere causata da un virus. In genere, l’insorgere della tiroidite subacuta è anticipato dalla comparsa di infezioni alle vie respiratorie superiori. La sintomatologia di chi è affetto da questo tipo di condizione si prolunga di solito fino a tre mesi, ma per il recupero completo potrebbe essere necessario anche più di un anno. Le probabilità di sviluppare una forma di ipotiroidismo permanente, in gran parte dei casi, non superano il 5% [1];
tiroidite silente: a differenza della variante subacuta, la tiroidite silente è indolore. Anch’essa è causata dagli anticorpi antitiroidei, ed è una condizione autoimmune;
tiroidite postpartum: è una condizione molto rara che potrebbe verificarsi a circa un anno dal parto. I tempi di recupero, per i soggetti colpiti da tiroidite silente e postpartum, possono prolungarsi per più di un anno, ed esiste una percentuale del 20% di sviluppare l’ipotiroidismo permanente.

La tiroidite potrebbe inoltre essere causata da alcuni trattamenti basati sulla radioterapia [1], dalla temporanea presenza di batteri infettivi o dall’utilizzo di alcuni specifici farmaci, come l’amiodarone. Una delle varianti più rare è la tiroidite di Riedel [4], che comporta l’infiammazione e la successiva fibrosi della ghiandola tiroidea.

Quali sono i sintomi della tiroidite?

La sintomatologia, nella maggior parte dei casi, dipende dal tipo di tiroidite e dal suo stadio di avanzamento. In genere, le varianti più comuni della condizione danno origine a sintomi di tireotossicosi e di ipotiroidismo. Alcuni pazienti potrebbero sperimentare un improvviso ingrossamento del gozzo, mentre i soggetti colpiti dalla tiroidite subacuta potrebbero avvertire delle sensazioni dolorose nell’area della tiroide.

Sintomatologia nella fase tireotossica

Questa fase della malattia ha di solito una durata breve, e non supera quasi mai i tre mesi. Nel caso in cui le cellule tiroidee vengano danneggiate con una certa rapidità, il paziente potrebbe manifestare alcuni dei più comuni sintomi dell’ipertiroidismo, come il battito cardiaco accelerato, la perdita di peso, l’aumento dell’appetito, l’ansia e il nervosismo, oltre a una generale irritabilità e a possibili problemi di insonnia.

Sintomatologia nella fase ipotiroidea

La fase ipotiroidea potrebbe durare molto più a lungo rispetto alla prima, e in alcuni casi diventa permanente. I sintomi più comuni sperimentati dai pazienti che si trovano in questa fase comprendono la stipsi, la depressione, una certa debolezza muscolare e un generale affaticamento, ma anche la secchezza della cute e una maggiore sensibilità al freddo.

Chi è affetto dalla tiroidite di Riedel, nella maggior parte dei casi, può presentarsi con un gozzo indurito che non risulta in alcun modo doloroso all’esame obiettivo.

Quali sono le cause della tiroidite?

Nella maggior parte dei casi, la tiroidite viene innescata dall’aggressione di una malattia autoimmune. Il sistema immunitario si accanisce contro la tiroide, causando una notevole infiammazione e un sostanziale danneggiamento delle cellule tiroidee. Le cause scatenanti, in ogni caso, possono variare anche a seconda della tipologia di tiroidite che colpisce il paziente.

Le malattie autoimmuni e gli anticorpi antitiroidei rappresentano le cause più comuni per le varianti Hashimoto, postpartum e silente, mentre la tiroidite subacuta può essere causata dalla presenza di un virus. La tiroidite è stata spesso osservata in alcune specifiche categorie di pazienti, come in quelli che sono soliti assumere farmaci amiodarone o interferone. I sintomi dell’ipotiroidismo, inoltre, potrebbero essere causati da alcuni trattamenti medici a base di litio [4].

Come si diagnostica la tiroidite?

Oltre a sottoporre il paziente a un esame fisico, il medico potrebbe richiedere l’esecuzione di altri accertamenti, talvolta anche combinati tra loro.

Tra i più ricorrenti:

test di funzionalità tiroidea: sono esami del sangue in grado di mostrare i livelli dei diversi ormoni tiroidei, ossia la tiroxina, la triiodotironina e l’ormone tireostimolante;
ecografia tiroidea: questo accertamento può rilevare la presenza di un eventuale nodulo all’interno della ghiandola tiroidea, un’anomalia nella densità della ghiandola o un improvviso mutamento nel flusso sanguigno;
test degli anticorpi tiroidei: questi esami del sangue quantificano i livelli degli anticorpi antitiroidei, riuscendo talvolta a rilevare la presenza di una malattia autoimmune;
velocità di eritrosedimentazione (VES): si tratta di un esame del sangue che può fornire utili indicazioni sull’eventuale presenza di un’infiammazione nell’organismo. In genere, chi è colpito dalla tiroidite subacuta presenta un elevato livello di VES;
proteina c-reattiva: è un accertamento che misura la quantità della proteina c-reattiva nel sangue. I livelli di questa proteina tendono ad aumentare in presenza di un’infiammazione nell’organismo, ma anche nel caso in cui il paziente sia stato colpito da una tiroidite infettiva acuta;
test di assorbimento dello iodio radioattivo: al termine di questo test, il medico è in grado di valutare con accuratezza i livelli di iodio radioattivo, che in genere viene assorbito dalla ghiandola tiroidea. Nella fase tireotossica della condizione, la presenza di questo elemento in genere è abbastanza bassa.

Quali rischi comporta la tiroidite?

Nel caso in cui si prolunghi più del consueto, l’ipotiroidismo può causare una condizione nota come mixedema [4], diffusa soprattutto tra i soggetti anziani. Si tratta di una vera e propria emergenza medica che presenta le caratteristiche cliniche dell’ipotermia e della bradicardia. Si manifesta attraverso la comparsa di un edema sottocutaneo, e in genere si concentra sul viso, sugli occhi e sulla nuca, ma anche negli arti inferiori. La variante infettiva della tiroidite può causare ascessi o setticemie, soprattutto nell’eventualità in cui non venga trattata in modo tempestivo, mentre la tiroidite di Hashimoto può portare alla formazione di linfoma o carcinoma della tiroide [4].

I pazienti che non dovessero trattare la tiroidite in maniera adeguata sono inoltre esposti al rischio di contrarre la cosiddetta tempesta tiroidea [1], che potrebbe rivelarsi fatale.

I suoi sintomi comprendono:

febbre alta;
battito cardiaco accelerato;
agitazione, irritabilità o ansia;
delirio.

Chi presenta questi sintomi deve recarsi in ospedale il prima possibile.

Si può curare la tiroidite?

Il trattamento per la tiroidite può variare a seconda del tipo di condizione che affligge il paziente.

Nel caso della fase tireotossica, ossia nel corso delle fasi iniziali della malattia, il medico potrebbe suggerire al paziente di assumere alcuni farmaci beta-bloccanti, come quelli che favoriscono una riduzione delle palpitazioni e dei tremori. Di solito, data la natura temporanea della fase tireotossica, i farmaci devono essere assunti fino alla comparsa dei primi miglioramenti, per poi abbandonarli in maniera graduale.

Trattamento dell’ipotiroidismo

L’ipotiroidismo legato ad alcune varianti della condizione, come quello innescato dalla tiroidite di Hashimoto, è spesso di natura permanente, per cui il paziente potrebbe essere costretto ad assumere alcuni specifici farmaci per il resto della vita. Tra questi ricordiamo alcuni sostitutivi farmacologici dell’ormone tiroideo, come la levotiroxina. Anche chi soffre di tiroidite subacuta o postpartum può affidarsi a un trattamento farmacologico di questo genere, con l’unica differenza che il periodo di assunzione potrebbe essere limitato a pochi mesi (a meno che l’ipotiroidismo non sia permanente). La sintomatologia più lieve di ipotiroidismo, nei casi meno gravi, potrebbe essere trattata senza l’ausilio di nessun farmaco.

Altri trattamenti

Nel caso in cui la condizione abbia prodotto un ascesso alla tiroide, il medico potrebbe decidere di drenare il pus e gli altri liquidi attraverso un’aspirazione effettuata con un ago molto sottile. La variante infettiva della tiroide, d’altra parte, potrebbe essere trattata anche attraverso dei semplici antibiotici. Gli operatori sanitari potrebbero decidere di suggerire al paziente l’assunzione di uno specifico farmaco che potrebbe aver causato la condizione, talvolta in combinazione con la levotiroxina o con altre soluzioni per la cura della tiroide.

Alcune forme di tiroidite possono dare vita a persistenti sensazioni dolorose. In questi casi, ai pazienti viene consigliato di assumere farmaci antinfiammatori non steroidei come l’aspirina o l’ibuprofene. Nel caso in cui il dolore sia di grave entità, potrebbe rendersi necessaria una terapia steroidea. Il trattamento chirurgico, in genere, viene limitato alle varianti più gravi.

Come si previene la tiroidite?

Purtroppo, non è quasi mai possibile prevenire la tiroidite [1]. I pazienti che devono sottoporsi a trattamenti con iodio radioattivo o radioterapia possono consultarsi con il proprio medico in merito al possibile rischio di sviluppare la condizione, prendendo in esame la possibilità di sottoporsi a terapie differenti. Le stesse precauzioni valgono anche per i farmaci che potrebbero causare la patologia: prima di smettere di assumere queste soluzioni, in ogni caso, è sempre necessario rivolgersi al proprio medico per concordare una terapia alternativa.

Come si vive con la tiroidite?

Le forme più comuni di tiroidite, come la variante di Hashimoto, possono comprendere anche dei sintomi in grado di peggiorare la qualità della vita quotidiana delle persone, in particolare a causa delle sensazioni di stanchezza e affaticamento che potrebbero affliggere i soggetti interessati. Oltre a questi sintomi, la tiroidite e le sue conseguenze potrebbero sortire effetti ben precisi sull’umore dei pazienti, causando spesso sensazioni di disagio dovute all’ansia o alla depressione. Anche per questi motivi, il ricorso a un supporto psicologico potrebbe senza dubbio aiutare i pazienti a vivere in maniera più serena la propria quotidianità, limitando in modo notevole l’effetto dei sintomi [10].

In sintesi

La tiroidite è una patologia infiammatoria che colpisce la tiroide, una ghiandola situata nella parte anteriore del collo. Nei pazienti affetti da questa patologia si assiste a una formazione di quantità anomale di ormone tiroideo, dando vita talvolta a condizioni permanenti o di carattere temporaneo.

La tiroidite colpisce in prevalenza le donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni, e in genere non è mortale.

I tipi più comuni di tiroidite comprendono la variante di Hashimoto (la più diffusa), la tiroidite subacuta, silente e post-partum. A queste diverse tipologie è in genere collegata anche la sintomatologia, caratterizzata nella maggior parte dei casi da sintomi ipotiroidei (stipsi, depressione, debolezza muscolare) o ipertiroidei (battito cardiaco accelerato, perdita di peso, irritabilità).

La tiroidite viene quasi sempre innescata dall’aggressione di una malattia autoimmune, ma in alcuni casi può essere provocata anche da virus o dall’utilizzo di alcuni specifici farmaci. L’ipotiroidismo indotto dalla tiroidite può avere un carattere permanente, per cui è possibile che i pazienti debbano assumere certi specifici farmaci per tutta la vita. Uno dei più impiegati è la levotiroxina, che sostituisce l’ormone tiroideo, ma nel caso in cui le sensazioni dolorose si dimostrino molto insistenti è possibile ricorrere anche a farmaci antinfiammatori.

Le opzioni chirurgiche sono abbastanza rare, e in genere vengono prese in considerazione soltanto nei casi più gravi.

l contenuto fornito è solo a scopo informativo e non deve essere considerato un sostituto della diagnosi o del trattamento medico da parte di un professionista. Si sconsiglia l’autodiagnosi o il trattamento.

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